Pubblicato da: scudieroJons | 11 Maggio 2024

Le conseguenze dell’inazione

Pubblicato da: scudieroJons | 9 Maggio 2024

Antidiluviani

[ il Duca d’Auge] Contemplò per qualche istante il liquido in silenzio, poi soggiunse:
— Una ricetta di Timoleo Timolei. Ahimé, povero Timoleo. Sono andato anche oggi a sostare in raccoglimento sulla sua tomba.
— Dimenticatelo, quel medicone, quel ciarlatano, — disse Onesiforo. — Chi può ancora, ai nostri giorni, credere all’elisir di lunga vita e alla pietra filosofale?
— E voi, che credete che il mondo sia stato creato esattamente l’anno quattromilaquattro avanti Cristo?
— Signor Duca, — replicò l’abate Riphinte, — abbiamo delle buone ragioni per crederlo.
— E quali? — domandò il Duca.
— Come siete noioso, Gioacchino, — disse la Duchessa. — Vi mettete a fare il teologo, adesso?
— Col vostro permesso, bella mia, — rispose il Duca tornando a riempirsi il bicchiere. — E allora, Abate, quali ragioni?
— Ma le Sacre Scritture, signor Duca! — disse l’abate Riphinte.
— Buona risposta, Riphinte. — osservò Monsignor Biroton.
— Sono contraddittorie le vostre Sacre Scritture, — disse il Duca. — Basta metterci dentro il naso per accorgersene. E con la ragione, come la mettete? Nell’anno quattromilaquattro avanti Cristo il mondo esisteva già da migliaia e migliaia d’anni.
— Assurdo, — esclamò Onesiforo.
— Gioacchino non è mai stato forte in astrologia, — osservò la Duchessa. — Cioè, in astronomia, volevo dire.
— In cronologia, — soggiunse l’abate Riphinte a titolo di rettifica.
— E di uomini ne esistevano già, chiese ironicamente al Duca, — migliaia e migliaia d’anni prima della creazione d’Adamo?
— Naturalmente.
— E che prova potete darne, signor Duca?
— Ah, ah, ecco il nostro Preadamita spalle al muro, — fece Monsignor Biroton.
— Già, che prova, Gioacchino? — disse a sua volta la Duchessa.
— Lo volete proprio mettere in imbarazzo, — interloquì il Visconte d’Empoigne che fino a quel momento non aveva osato mescolarsi alla discussione.
— Non sono imbarazzato affatto, — replicò il Duca, calmo. — Le prove dovranno pur esserci da qualche parte, basta trovarle.
— Bella risposta, — disse l’abate Riphinte con un risolino. — Il signor Duca ci permetterà di non considerarla altrimenti che una scappatoia.
— Riphinte, — disse Monsignor Biroton, — gli avete dato scacco matto!
— Gioacchino, — disse la Duchessa, — t’ostini a discutere di teologia con l’Abate! Lo sai che non sei all’altezza!
— Io non m’azzarderei, — soggiunse il Visconte d’Empoigne con un’aria che voleva essere fina.
— Giuraddio! — esclamò il Duca proiettando la tavola a gambe all’aria con un’energica pedata. — Credete di potermi prendere per scemo?
Del servizio da caffè cinese epoca Ming non restavano più che le briciole. Delle bottiglie e dei bicchieri, altre briciole. Il Duca, ritto in piedi, interpellava con veemenza gli astanti:
— Smidollati! Borghesi che non siete altro! Credete di potermi mettere in mezzo in questo modo? Adesso i preti credono che tutto sia loro permesso! Non so chi mi trattiene dal dare un fracco di legnate a queste creaturine del Signore.
— Questi sono i frutti velenosi dei cattivi programmi scolastici, tutti improntati allo studio di avvenimenti del passato remotissimo la cui conoscenza non serve a niente.– intervenne il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. — Ma datemi il tempo di completare la mia riforma della scuola e vedrete che queste pericolose idee scientifiche e questa voglia di indagare il passato spariranno dalle menti dei nostri buoni cittadini.

da I fiori blu di Raymond Queneau
(con un pizzico di riferimento all’attualità)

Pubblicato da: scudieroJons | 8 Maggio 2024

Giocare a scacchi ballando il tango

Ma si può fare? Non lo so. Bisognerebbe provare. Ma se è vero, come è vero, che si può giocare a scacchi mentre si sta facendo qualsiasi altra cosa, allora sì, si può fare.

Questa strana idea mi è venuta leggendo la quarta di copertina di questo libro:

“Il Tempo che governa i passi del tango e il corso ordinato degli eventi, all’improvviso, inizia a prendersi gioco del maestro di ballo Toni de Mastrangelo: la sua vita perde ritmo e logica, trascinandolo in una caotica partita a scacchi di cui lui non conosce le regole. La sua fidanzata, la sua auto, la sua scuola di tango danno infatti segni di cedimento sospettosamente sincronizzati, spingendolo a trovare finalmente il coraggio di volare verso il luogo mitico per ogni tanghèro: Buenos Aires…”

Qui ho interrotto la lettura per meditare alcuni momenti sui pericoli nell’uso degli accenti se non pronunciati nella giusta posizione.

Quando si esce di casa per andare a ballare il tango si fa presto ad essere additati come una persona grossolana, rustica, goffa o villana.

Forse però correrò ugualmente il rischio, comprerò il libro e andrò a ballare il tango.

Me lo posso permettere, perché la pluridecennale (come suona male!) pratica del gioco degli scacchi mi ha temprato a molte difficoltà (non tutte). Soprattutto mi ha insegnato che anche nelle situazioni più difficili, frutto di una sequenza interminabile di errori, quando l’insuccesso, la catastrofe e il fantasma della sconfitta già incombono, c’è ancora una possibilità di beffare il destino, risorgere dalle ceneri e afferrare la vittoria, come si può vedere nella partita che segue.

Pubblicato da: scudieroJons | 21 aprile 2024

Fotografata

Pubblicato da: scudieroJons | 15 aprile 2024

Fare il difficile

— Jons! Jons! Ci senti?

— Chi mi chiama? Chi siete?

— Come? Non ci riconosci?

— No! Sì! Ma al momento mi sfugge…

— Te lo diciamo noi: io sono Sally.

— E io sono Martha.

— Molto piacere! E a cosa devo?…

— Il sudoku! Dobbiamo fare il sudoku! Ma è difficile, ci devi aiutare.

— A quest’ora? Ma avete visto che ora è? Veramente… ci sarebbero gli impegni… la partita…

— Jons, non fare il difficile!

— Ah, non devo fare il sudoku difficile? Allora ci possiamo anche salutare. Good bye, auf wiedersehen, sayonara!

— Non fare il dispettoso con noi. E per ricompensarti, mentre tu fai il sudoku, noi ti daremo una dimostrazione della nostra arte tersicorea.

— A queste condizioni come potrei rifiutare? Cominciate pure.

— Sally, Martha, mi avete convinto: vado a fare il sudoku. Partiamo da qui:

SOLUZIONE

— Sally! Martha! Dove siete? Danzate ancora per me?

— Non adesso, Jons, stiamo studiando il sudoku.

Pubblicato da: scudieroJons | 3 aprile 2024

Quale pace

Pubblicato da: scudieroJons | 1 aprile 2024

Soldi ben spesi

Pisa, Primo di Aprile – Aspre polemiche quelle che si sono sollevate dopo la decisione dell’amministrazione di spendere circa 128 milioni di euro “a scopo precauzionale” per la realizzazione di una copia a grandezza reale della Torre pendente più famosa del mondo.
Un costo che ha iniziato a far discutere fortemente le opposizioni in consiglio comunale e i tanti abitanti della città che si chiedono come sia possibile che un comune spenda tutti quei soldi pubblici per l’acquisto di un monumento che già ha in suo possesso.
L’appalto verrà affidato al colosso cinese dei souvenir, la MadeInChina che la realizzerà, stampandola in 3D, nei minimi dettagli e nel tempo record di 3 mesi, come anticipato dal Sindaco in consiglio comunale: “Non possiamo rischiare che la Torre rimanga chiusa altri 11 anni” chiosa il primo cittadino.
L’ambizioso progetto di spesa viene giustificato, oltre che dal solito problema legato all’instabilità del terreno sui cui poggia la Torre, anche dall’attuale scenario geopolitico europeo, i timori di un potenziale conflitto e il rischio della distruzione dell’unico motivo per recarsi a Pisa. Per carità, c’è anche il murales di Keith Haring, ma quello attira principalmente un turismo di nicchia composto prevalentemente da hypster arcobaleno.
Il nuovo materiale di cui sarà costituita la Torre è uno speciale composto ecosostenibile ultraleggero, per evitare gli stessi cedimenti dell’originale: è così leggero che persino una spinta troppo decisa durante la classica foto in cui si fa finta di sostenere la Torre potrebbe modificarne la pendenza.

Vittorio Lattanzi – Lercio.

Pubblicato da: scudieroJons | 27 marzo 2024

Il rimprovero

(testo ossimorico di Pietro Metastasio, musicato da Gioachino Rossini)

Mi lagnerò tacendo
della mia sorte amara.
Ma ch’io non t’ami, o cara,
non lo sperar da me.
Crudel, in che t’offesi?
Farmi penar così!
Crudel!
Ma ch’io non t’ami, o cara,
non lo sperar da me.

Il più è fatto. Adesso rimane solo da trovare una dama bella e crudele a cui dedicare questi versi. Ma non è facile, perché oggi il mondo è pieno di dame belle e gentili e la crudeltà non è più di moda.

Una delle ultime dame crudeli (ma non troppo) fu avvistata tempo fa a Mantova.

DUCA DI MANTOVA: (alla Contessa di Ceprano movendo ad incontrarla con molta galanteria) Partite?… crudele!…
CONTESSA DI CEPRANO: Seguire lo sposo m’è forza a Ceprano.
DUCA: Ma dee luminoso in Corte
tal astro qual sole brillare.
Per voi qui ciascuno dovrà palpitare.
Per voi già possente la fiamma d’amore
(con enfasi baciandole la mano) inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA: Calmatevi…
DUCA: Inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA: Calmatevi, calmatevi…
DUCA: Per voi già possente la fiamma d’amore
inebria, conquide, (dà il braccio alla Contessa ed esce con lei [verso l’alcova])
distrugge il mio core.

Pubblicato da: scudieroJons | 23 marzo 2024

‘Sta canzone vène a te

Pubblicato da: scudieroJons | 20 marzo 2024

Felicità

Questa mattina ho scoperto che oggi è “La giornata internazionale della felicità”, ho scoperto che si celebra in tutto il mondo il 20 marzo di ogni anno, e che è stata istituita dall’Assemblea generale dell’ONU il 28 giugno 2012. La risoluzione dell’ONU, stabilisce che:
«L’Assemblea generale […] consapevole di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica […]»

Perciò oggi, come singolo individuo, ho anch’io il dovere di contribuire all’aumento della pubblica felicità.

Ma come fare? Potrei cercare di condividere con qualcuno la felicità di un sudoku felicemente risolto, oppure l’ebbrezza di uno scacco matto alla fine di una partita pirotecnica, ma correrei il rischio di suscitare la noia e forse l’infelicità di qualcuno. Potrei accompagnare il lettore nell’ameno giardino della lettera di Epicuro a Meneceo, sulla felicità, ma forse tanti mi direbbero che quel giardino l’hanno già visitato e lo hanno trovato infestato da erbacce new age. Se poi nel giardino, assieme alla cristalloterapia, alla medicina olistica e all’antroposofia ci troviamo anche i cerchi nel grano, trionfa la tristezza.

Mi è tornata in mente una storia che mi piaceva tanto quando ero ragazzo. Raccontava di un re molto triste che aveva consultato i più sapienti del suo regno per farsi prescrivere un rimedio alla sua tristezza. Il più saggio di tutti aveva sentenziato: “Sire, sarete felice quando indosserete la camicia di un uomo felice.” Il re cercò ansiosamente tra i suoi sudditi, ma nessuno gli sembrava abbastanza felice. Un giorno, mentre era fuori a caccia, udì da lontano un canto di gioia a voce spiegata, e pensò: “Un uomo che canta così deve per forza essere felice!” Cavalcando furiosamente nella direzione del canto arrivò davanti a un uomo che a torso nudo stava dissodando il suo campicello con poderosi colpi di zappa. “Dammi la tua camicia – gli disse il re – ti farò ricco.” Ma quell’uomo rispose: “Maestà, io non ho camicia.”

Col tempo, guastandosi la mia ingenuità, ho trovato un po’ meno veritiera questa favola. E così ho pensato che se il destino mi ha riservato il compito di rievocare una favola felice finita nella noia, tanto vale rivivere la favola di Romina e di un altro personaggio che non nominerò.

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